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Bandiere della Palestina alle finestre del Righi, la preside ai genitori: “A scuola niente politica”

Bandiere alle finestre del liceo Righi a Roma, la preside manda un’email ai genitori: “Fate capire ai vostri figli che a scuola non si fa politica”. E, nel frattempo, gli e le studenti organizzano uno sciopero per il 31 ottobre.
A cura di Beatrice Tominic
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Le bandiere della Palestina dalle finestre del liceo Righi.
Le bandiere della Palestina dalle finestre del liceo Righi.

Bandiere della Palestina calate dalle finestre del liceo Righi di Roma: sono state loro a causare l'ira della preside lo scorso venerdì, subito dopo l'orario di scuola. Come raccontato dagli studenti del collettivo Ludus, la loro azione a sostegno per la Palestina è durata appena cinque minuti, ma sono bastati per far scattare la dirigenza.

"Sappiamo quanto siano ligi alle regole nella nostra scuola – racconta uno studente del collettivo a Fanpage.it – Così abbiamo calato le bandiere con tutte le accortezze del caso: non sono state appese, non ci siamo sporti. E abbiamo fatto in modo di chiudere l'azione pochi minuti dopo". Ma, a quanto pare, non è bastato.

Le bandiere calate dalle finestre

I fatti risalgono a venerdì scorso al termine della giornata scolastica. Con il benestare della preside era stato organizzato un pranzo sociale fuori da scuola. Una volta suonata la campanella, però, una trentina di ragazzi e ragazze sono rimaste a scuola per dare il via all'azione pro Palestina. "Tutto è durato dalle 14.03 alle 14.08, poi sono state ritirate le bandiere e i ragazzi sono scesi, verso l'uscita", continua a spiegare. È stato in quel momento che hanno incrociato, lungo le scale, dirigente e vicepreside. "La preside ha fermato i ragazzi che stavano uscendo provando a sbarrargli la strada con un braccio – racconta ancora – Loro all'inizio si sono fermati, poi si sono chiesti se fosse un atteggiamento consono, era anche già suonata la campanella. Così sono usciti".

L'arrivo degli agenti di polizia

Una volta uscito, il gruppo di studenti è andato verso il pranzo in corso. Ma poco dopo è stato raggiunto da alcuni agenti della Digos: "Sono arrivati in quattro, probabilmente allertati dalla scuola. Hanno chiesto cosa fosse successo. Ma quando si sono resi conto che non c'era niente di strano o pericoloso, sono andati via". Un richiamo che, però, preannunciava un altro provvedimento. "Dei 30 ragazzi e ragazze alle finestre, sono riusciti ad identificarne soltanto 8: è ai loro genitori che è stata indirizzata l'email da parte della dirigenza". Una lunga email la cui risposta è stata pubblicata sui canali social del collettivo Ludus, con tanto di risposta da parte degli studenti.

"C'è scritto che si sono sporti dalle finestre, ma non è vero, sapevamo che è vietato dal regolamento disciplinare – ribadisce lo studente – Che per calare le bandiere ci siamo sottratti alla vigilanza del personale della scuola, ma avendo agito fuori dall'orario scolastico non è possibile". Secondo questa comunicazione, i ragazzi avrebbero costretto i collaboratori scolastici a rincorrerli come bambini quando, invece, avrebbero dovuto ripulire le aule e gli altri ambienti. "Siamo rimasti nelle classi neanche 10 minuti: la nostra presenza non ha ostacolato il loro lavoro, come anche loro stessi ci hanno detto".

La scuola come un "parco giochi" privilegiato

La lunga comunicazione termina con un riferimento esplicito al divieto di svolgere politica in classe. "Tutte le manifestazioni politiche a cui vostro figlio vuole partecipare o vuole organizzare, vi invito a fargli capire che è opportuno che vengano svolte fuori dall'edificio scolastico che non può essere considerato il suo parco giochi privilegiato", si legge nell'email, prima di concludere che, qualora ci fosse una prossima volta, verrà avviato un procedimento disciplinare a carico degli studenti.

"Con quali accuse? – si chiedono gli studenti del collettivo che, nel frattempo, sottolineano che, come dal regolamento d'istituto, la vita della comunità scolastica di basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, con il diritto di manifestare il proprio pensiero. Per questa ragione, dopo il post condiviso mezzo social in cui viene contestata l'email, punto per punto, hanno indetto uno sciopero atteso per domani, giovedì 31 ottobre 2024.

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